PRIMA DEL 1921: LA
FONDAZIONE
Nella primavera del 1909 un
gruppo di giovani pisani tra
cui il primo presidente
Enrico Canti fondarono il
Pisa Sporting Club. I colori
sociali, inizialmente
biancorossi, divennero
definitivamente nerazzurri
l’anno successivo (in
onore dell'Inter
vincitrice dello scudetto
1909/1910).
I primi giocatori erano
soprattutto studenti. La
squadra partecipò
inizialmente a tornei con
altre rappresentative
cittadine fino a che, nel
novembre del 1914, sotto la
guida del nuovo Presidente,
Giacomo Picchiotti, cominciò
l'attività ufficiale del
Pisa S.C. con l'iscrizione
alla Coppa Federale Toscana.
In quegli anni il Pisa S.C.
dominò sulle altre squadre
toscane (Firenze FC, US
Livorno, AS Lucchese(, AC
Viareggio, Prato FC, S.S.
Gerbi Pisa, P.G.F. Libertas
Firenze), conquistando
cinque titoli di Toscana
consecutivi dal 1914 al 1921
(dal 1917 al 1919 le
attività furono sospese a
causa della I Guerra
Mondiale) ma non riuscì ad
andare oltre la poule per il
titolo Centro-Meridionale.
Il 26 ottobre 1919 fu
inaugurato il nuovo stadio,
l'Arena Garibaldi.
Per quanto riguarda la
stagione 1921 culminata con
la cronaca della finale
scudetto tra Pro-Vercelli e
Pisa lasciamo la parola,
sotto la sua autorizzazione,
alla sapiente penna di Renzo
Castelli.
ANNO 1921
Se il 1920 si era concluso
con un momento di unione e
di speranza in occasione
della straordinaria
partecipazione popolare alla
traslazione del Milite
Ignoto da Aquilea a Roma,
l'anno nuovo non lascia più
alcun dubbio sulle tensioni
che già l'immediato futuro
riserba all'Italia. Il 21
gennaio, proprio mentre a
Livorno matura la scissione
in seno al PSI con la
nascita del Partito
Comunista, a Bologna i
fascisti assaltano e
distruggono la sede delle
leghe bracciantili; non
passa una settimana e sempre
a Bologna e attaccata e data
alle fiamme la Camera del
Lavoro. A violenza risponde
violenza: il 28 febbraio e
ucciso a Firenze il giovane
fascista Giovanni Berta. In
questo clima di bestialità e
di furore si va alle
elezioni: siamo ormai alle
soglie dell'estate e
nell'infuocata tornata
elettorale i fascisti, pur
conseguendo un risultato
inferiore alle loro
aspettative, entrano in
parlamento con 35 deputati.
Uno si chiama Benito
Mussolini.
STAGIONE 1921
Anno di fuoco sulle piazze,
anno di gloria nella storia
del nostro Sporting. Abbiamo
visto come l'avvio del
campionato — nell'autunno
del '20 — avesse riserbato
alla squadra neroazzurra
qualche contrarietà: un
pareggio a reti inviolate
(abbastanza insolito per
l'epoca), la sconfitta di
Prato (seppur motivata).
Niente era ancora perduto
poichè la squadra stava
pedinando il Livorno, ma
ormai il calcio stava
diventando materia bollente
e l'interesse di un'intera
città era tutto proteso a
raggiungere il titolo di
campione di Toscana. In più,
la struttura organizzativa
della società si era
rinforzata, grazie ai
numerosissimi soci, al nuovo
stadio che raccoglieva un
gran pubblico, ad una
dirigenza attiva ed
impegnata.
Nelle feste di Natale
maturò cosi l'idea che le
possibilità della fomazione
neorazzurra si sarebbero di
molto incrementate se si
fosse fatta allenare la
squadra da un
professionista, togliendosi
quella caratteristica di
esasperato dilettantismo che
ancora conserva.
Avere un trainer era
francamente un lusso, un
lusso che si pagava caro. Il
Livorno era favorito di quel
campionato proprio perche si
era affidato ad un trainer,
così come ormai era in uso
in quasi tutti i più
importanti clubs del nord
diretti ormai da tecnici
boemi, ungheresi, inglesi,
svizzeri e, ma più
raramente, da qualche
italiano. Fu per soddisfare
questa ormai indifferibile
esigenza che la società
neroazzura contattò per
l'incarico di trainer il
signor Joseph Ging,
ungherese di Budapest,
trentaduenne, calciatore del
Torckwes e ella nazionale
magiara.
Ging era nato a Budapest il
27 settembe 1891 da un
famiglia dalle lontane
origini irlandesi (in questa
lingua il suo cognome
significa "figlio dell'uomo
biondo"). Non ricorda oggi
Ging chi lo chiamò a Pisa —
ne alcun altro sa dire con
esattezza di chi sia stata
l'intuizione di quella
chiamata —una cosa che
invece Ging ricorda
perfettamente è che la
persona che lo invitò a Pisa
doveva essere molto
importante perchè attorno al
suo nome vi fu contesa così
aspra da richieder perfino
l'intervento dei
carabinieri.
Era accaduto che Ging,
conclusa la sua carriera di
calciatoredivo nella
nazionale ungherese (un
giocatore universale, in
grado di coprire
indistintamente i ruoli di
centravanti, mezzala e
infine centromediano per un
totale di 263 presenze)
fosse stato chiamato nel
1920 dal conte Dal Toso ad
allenare la squadra di
Udine. Raccolta nelle ultime
posizioni, Ging porto
l'Udinese a conseguire
risultati di tale prestigio
che la stampa nazionale non
potè ignorare l'evento dando
al nuovo allenatore una
repentina fama. Certo è che
da Pisa partirono emissari
per Udine
convincendo Ging a
trasferirsi sotto la Torre
Pendente per un ingaggio
all'epoca favoloso: 1800
lire al mese fino al termine
del campionato. Il magiaro
fece sollecitamente fagotto
e la cosa non andò giù al
conte Dal Toso che mandò i
carabinieri a prelevarlo
dall'albergo di Pisa per
farlo svoltare; qua però
trovò osso più duro e Ging
restò ad allenare i
neroazzurri.
Ging giunse alla stazione
centrale di Pisa il 5
gennaio del '21. Andò ad
accoglierlo alla stazione il
segretario della società
neroazzurra, Ferruccio
Giovannini, che così ricorda
quell'incontro: "Ging aveva
scritto al Pisa che,
discendendo dal treno,
avrebbe portato un
fiorellino in bocca per
farsi riconoscere. Quando la
folla di viaggiatori apparve
all'uscita io aguzzai lo
sguardo alla ricerca
dell'uomo col fiorellino in
bocca ma non vidi affatto
questo contrassegno bensì mi
colpì subito un uomo alto,
impettito, con un cappellino
di panno verde e relativa
penna arricciolata, una
giacca pure verde oliva con
un mostreggiature verdi alla
tirolese ed un paio di
calzoni grigi piuttosto
frusti. Il cappello gli
stava in cima alla testa
come poggiato, appena in
posizione orizzontale. C'era
proprio bisogno del
fiorellino? Lo accompagnai
all'albergo parlando sempre
con le mani perche lui non
diceva in italiano neppure
"si", ma l'indomani sul
campo si fece capire coi
piedi"!
Joseph Ging, uno dei primi
"maghi" del calcio, un uomo
che riuscì a trasformare il
volenteroso incedere di
undici giovanotti in una
squadra di valore nazionale!
Ging, pazientemente ma con
tratto inflessibile,
coniugando i verbi
all'infinito, insegnò calcio
alla giovane formazione
neroazzurra insistendo fino
all'ossessione sulla tecnica
individuale. La squadra
smise anche di inseguire in
dieci uomini la palla, i
giocatori ebbero ruoli
collegati ad una geometria,
gli allenamenti furono
portati da due a quattro la
settimana; tutto ci fece
aumentare del mille per
cento la professionalità e
l'adattamento allo sforzo e
cosi congegnata la squadra
si avviò ad affrontare la
seconda fase del campionato.
Il 16 gennaio del 1921, in
occasione della trasferta di
Lucca, si organizzò (ed ò la
prima esperienza del genere
nella storia dello Sporting)
un treno neroazzurro;
seguirono la squadra quasi
duecento tifosi che furono
premiati giacchè il Pisa
vinse per 5 a 2 contro i
rossoneri la cui porta era
difesa dall'ex neroazzurro
Dovichi dopo che il Pisa
aveva acquistato dalla "Gerbi"
la nuova promessa Gianni. Al
rientro da Lucca accoglienze
trionfali alla stazione a
tutta la comitiva.
A metà febbraio Lucchese e
Livorno avevano quattordici
punti, il Pisa seguiva a un
punto ma con una partita in
meno per aver dovuto
sospendere a causa della
gran pioggia il match con la
Libertas di Firenze. Il 31
gennaio il big-match con il
Livorno all'Arena (0 a 0
all'andata); il Pisa scese
in campo deciso a vincere
schierando questa
formazione: Gianni,
Bartoletti, Giuntoli,
Poggetti, Tornabuoni, Viale,
Gnerucci, Merciai, Merlini,
Corsetti, Pera. Il Livorno
presentava: lacoponi I,
Baratella, Vincenzi,
Innocenti I, Nigiotti,
Bargagna, Anichini, lacoponi
II, Lazzeri, Magnozzi,
Parson.
Ging aveva cominciato a dare
ordine alla squadra e già
qualche risultato si vedeva
nelle marcature più
razionali e in una maggiore
sincronia nella manovra;
segnò Merlini due reti e a
pochi minuti dalla fine
Merciai di testa infilò
l'angolo basso alla destra
di lacopini. Il Pisa (3 a 0)
superò cosi il Livorno in
classifica generale e non
sarà più raggiunto,
laureandosi ancora una volta
campione toscano.
Per le finali del campionato
centro-meridionale si erano
qualificate, con lo Sporting,
lo stesso Livorno — giunto
secondo — e, per il
Centro-sud, Fortitudo e
Lazio di Roma, Naples e
Bagnolese di Napoli. In
vista della poule la squadra
neroazzurra dette buona
misura delle sue possibilità
al nuovo tecnico pareggiando
contro la S.P.A.L. di
Ferrara (1 a 1), vincendo
contro la fortissima
Biellese (1 a 0, con rete di
Tornabuoni) e addirittura
strapazzando la Nazionale
Emilia per 7 a 0 con ben
cinque reti del nuovo astro
Danilo Sbrana. Quattro
giocatori neroazzurri —
Viale, Tornabuoni, Giuntoli
e Bartoletti —- furono
successivamente convocati
per la rappresentativa
regionale. Il 22 maggio
inizio la fase conclusiva
del torneo per
l'assegnazione del titolo di
campione del centrosud. Il
Pisa viaggiò verso Roma per
incontrarvi la Fortitudo;
dominio dei neroazzurri, ma
notevole "guigne" (termine
usato dal cronista
dell'epoca, traducibile in
"scalogna") perche
l'incontro era di quelli da
vincere. 1 a 1: pazienza, Il
campionato va benino per il
Pisa ma anche il Livorno non
scherza affatto; nelle
battute conclusive del
torneo il Pisa batte la
Bagnolese, il Livorno
liquida il Naples e le due
formazioni — neroazzurri e
amaranto — si ritrovano alla
fine di giugno, alla
conclusione del campionato,
a parità di punti in testa
alla classifica. Si impone
dunque uno spareggio che la
federazione stabilisce per
il 3 di luglio sul campo
dello Sterlino a Bologna.
E' una finale "storica"
poichè la squadra vincitrice
dell'incontro sarà
proiettata ad incontrare la
squadra campione del nord
per il titolo italiano.
Entrambe le società iniziano
con il protestare per la
scelta del campo, che si
teme "favorevole
all'avversaria". Protesta
più vivacemente il
presidente del Livorno,
commendator Ettore del
Corona, il quale giustamente
constata come nel campionato
del nord una delle finaliste
sia proprio il Bologna, così
che il pubblico di quella
città potrebbe parteggiare
... per la più debole,
sperando poi di aver la
avversaria nella finale per
il titolo italiano. Sulla
carta il Pisa e favorito, se
non altro per gli incontri
diretti nel campionato
regionale: 0 a 0 a Livorno,
3 a 0 per il Pisa all'Arena.
Da Pisa, da Livorno, da
Lucca e da Firenze partono
per la città emiliana
carovane di sportivi. Le
formazioni in campo sono
quelle annunciate; Pisa
Sporting Club: Gianni,
Bartoletti, Giuntoli,
Poggetti, Tornabuoni, Viale,
Merciai, Colombari, Merlini,
Corsetti, Pera; Unione
Sportiva Livorno: lacoponi
I, Ghio, Innocenti I,
Bargagna, Nigiotti,
Collaveri, Scazzola,
lacoponi II, Mozza-chiodi,
Magnozzi, Parson. Per un
quarto d'ora si gioca
all'attesa, scrutando
l'avversario, consapevoli
dell'importanza della posta.
Poi Poggetti e Viale
iniziano a spingere
catapultando buone palle per
Corsetti e Pera "i più
redditizi del quintetto
attaccante". Il gioco è
molto pesante e l'arbitro
Venegoni stenta molto a
contenere la foga dei
ventidue in campo. Finisce
il primo tempo sullo 0 a 0,
con i pisani sterilmente
all'attacco. Ripresa. Al 3'
un corner per il Pisa è
calciato da Corsetti e
l'altissimo Tornabuoni,
sistematosi come sempre al
centro dell'area avversaria,
piazza di testa un colpo che
va ad infilarsi nell'angolo
alto alla destra di lacoponi.
Sull' 1 a 0 il Pisa insiste
e al 10' su identica azione
Tornabuoni raddoppia ma
l'arbitro annulla per
precedente fallo. Il mancato
pericolo sveglia il Livorno
che si catapulta
all'attacco; cede
leggermente la seconda linea
pisana (l'odierno
centrocampo) ma la fortuna
del Pisa è di avere una
coppia di terzini —
Bartoletti e Giuntoli — che
non scherzano. Al quarto
d'ora dalla fine Magnozzi è
atterrato in area di rigore
da Tornabuoni ma l'arbitro
non concede il rigore
reclamato dai livornesi;
neanche a dirlo i supporters
amaranto invadono il campo
costringendo i carabinieri
ad un duro lavoro per
contenere gli scontri. Dopo
l'interruzione l'incontro
riprende ma i giocatori,
ancora impressionati da quei
fatti, concluderanno poc'altro
di buono. Finisce così con
il punteggio di 1 a 0 per il
Pisa che accede con questa
vittoria alla fine per il
titolo italiano.
Iniziato alle
17,35,l'incontro e finito
alle 19,45 e subito dopo
giocatori e tifosi prendono
il treno del ritorno. In
città è apoteosi, centinaia
di persone invadono la
stazione dopo che per
telefono, da Bologna, è
giunta la notizia della
vittoria sul Livorno e della
conquista del titolo
centromeridionale. In vista
di questa "immancabile
vittoria" (anche in termini
politici siamo ormai alla
vigilia dell'affermarsi di
questa roboante fraseologia)
un comitato ha organizzato
una grande festa notturna da
tenersi all'Arena (altro
precedente rispetto alle
neroazzurre feste di questi
nostri anni!) che avrà il
suo clou in una fiera dove
ditte e privati cittadini
offrono un dono che, messo
in vendita, contribuirà a
creare il montepremi per la
squadra che sarà — forse _
campione d'ltalia. Ogni
giorno, dacchè il Pisa è
entra-to nella poule finale
per il titolo
centromeridionale, l'elenco
dei doni si allunga ed è
pubblicato con grande
evidenza dalla stampa
pisana. Ha aperto la lista
delle offerte un bene
augurale fiasco di vino
offerto dal signor Curzio
Cambogi, ma i doni sono
diventati in breve
centinaia; fra gli altri,
non si esime dal fare il bel
gesto anche una delle
personalità più illustri di
Pisa, il professor Giovan
Battista Queirolo, il quale
dona alla squadra un ricco
ventaglio. La fantasia
popolare si accende di
fronte a questa grande festa
sulla quale ormai ogni
giorno la stampa locale
batte la grancassa;
eccitanti anche i
particolari: la notte pisana
— una notte di luglio — sarà
tutta illuminata
elettricamente con "lampade
alla veneziana". Sorge un
solo dubbio: quando fare la
festa? Gli organizzatori
nicchiano. Vorrebbero
attendere la finale per il
titolo italiano, ma temono
che una sconfitta mandi
all'aria tutto; ma farla
prima avrebbe senso? Si
decide infine di non
rischiare e la data e
fissata per il 21 di luglio.
A Livorno, il 17 luglio, la
Pro Vercelli ha intanto
fatto fuori nella sua finale
per il titolo del nord il
Bologna. Lo scontro per il
titolo italiano viene
fissato dalla federazione
per il 24 luglio alle 17,30
sul campo di Torino.
LA FINALE: PRO
VERCELLI-PISA 2-1
In quei giorni di luglio
mori a Pisa "strusciamuri" —
al secolo, Giovanni
Comparini — personaggio
molesto ma conosciutissimo
da tutti, e la stampa dette
alla notizia un rilievo
insolito. C'era attesa
vivissima, in quei giorni,
per la finale di Torino,
ingannata da un po' di
calcio minore come il torneo
dei bar fra i quali spicca
l'incontro bar Iris-bar
Pietromani finiteo a
cazzotti e con il punteggio
di 3 a 2 per il primo.
La comitiva pisana partì
dalla stazione centrale con
il diretto per Torino sabato
23 luglio alle ore 23,50.
Avrebbero dovuto viaggiare
tutta la notte per
presentarsi alla finale del
pomeriggio seguente ...
freschi e riposati. La
partenza era stata preceduta
da vivaci polemiche sulla
scelta del terreno di gioco.
Nessuno ignorava che giocare
a Torino era quasi come
giocare a Vercelli, con
afflusso di supporters tutti
orientati per la squadra
piemontese. In più,
l'arbitro Olivari, di
origine ligure, viveva egli
stesso a Torino da molti
anni. Il presidente del Pisa
Picchiotti, che non voleva
prepotenze, aveva anche
telegrafato alla federazione
denunciando la "vergogna"
della scelta e minacciando
il forfait della squadra. In
società si era decisi a non
andare e si partì soltanto —
come Picchiotti
pubblicamente dichiarò alla
stampa — "per deferenza
verso i giocatori che hanno
accettato di giocare a
Torino". La mattina stessa
del sabato 23 luglio — la
vigilia — giunse al Pisa il
telegramma di risposta della
federazione riel quale, in
maniera molto evasiva, si
giustificava la scelta della
sede torinese per "ragioni
speciali" lasciando
intravedere che dietro vi
fossero motivazioni
politiche o comunque
collegate alla grave
turbativa dell'ordine
pubblico vissuta in quei
mesi dall'Italia.
Insomma, si partì. La
comitiva neroazzurra era
ridotta — per motivi
economici — allo stretto
essenziale; in treno si
sentì male Gigi Poggetti —
half destro —- e appena
arrivati a Torino bisognò
telegrafare che partisse
Gnerucci, il quale viaggiò
tutta la mattinata arrivando
al campo poco prima
dell'incontro. Ging rimediò
una formazione utilizzando
Gnerucci al posto di
Poggetti (un mediano di
spinta antelitteram) e
schierando il giovane e
promettente Danilo Sbrana
all'ala destra. La mossa
avrebbe potuto con ogni
probabilità avere un esito
del tutto positivo — vista
anche la prova complessiva
della squadra — se proprio
Gnerucci non fosse stato
accoppato dopo pochi minuti
dall'inizio dell'incontro
costringendo il Pisa —
secondo il regolamento
dell'epoca, accettato
peraltro fino agli anni '60
— a giocare con un uomo in
meno.
L'incontro, disputato su un
terreno di misure ridotte —
soltanto 50 x 100 — che si
prestava tanto più alla
battaglia, fu improntato fin
dai primi minuti ad un gioco
durissimo che l'arbitro
Olivari accettò in maniera
compiacente. Del resto la
Pro Vercelli aveva una
terribile fama; già nel
girone eliminatorio del nord
la sua mezzala sinistra
Rampini aveva fatto fuori
gli half destri
dell'Internazionale di
Milano e dell'Alessandria.
Ma c'è anche da dire che la
Pro Vercelli — pur pesante
fino alla illegittimità —
era anche una signora
squadra. In porta aveva
Curti, un eccellente
goalkeeper, i terzini erano
il nazionale Rosetta e il
forte Bossola, dai rimandi
lunghissimi. Era questo — la
difesa — il reparto più
prestigioso della squadra,
rafforzato, soprattutto in
fase di copertura, da due
centrocampisti grintosi
quali Ara e Rampini.
Il Pisa, sceso per la prima
volta in Piemonte, in uno
stadio traboccante di folla,
si impressionò fortemente.
Eccezionali certe parate di
Gianni, molto applauditi
anche Viale e Tornabuoni,
oltre al giovanissimo
Colombari sul quale gravò
larga parte del gioco di
centrocampo soprattutto dopo
l'infortunio a Gnerucci.
Poichè e stata questa
l'unica grande occasione
nell'intera storia dello
Sporting — ad oggi — di
fregiarsi dello scudetto di
campioni d'ltalia,
dedichiamo a questo incontro
di finale il giusto spazio
come si deve agli
avvenimenti tanto
eccezionali da risultare
agli occhi della storia
calcistica pisana
addirittura unico. Ecco
dunque la cronaca di
quell'incontro.
24 Luglio 1921 - Finale
Scudetto - PRO VERCELLI -
PISA 2-1 (1-0)
|
Pro Vercelli : Curti, Rosetta,
Bossola, Ara, Parodi, Perino,
Ceria, Ardizzone, Gay, Rampini,
Borello. Pisa Sporting Club:
Gianni, Bartoletti, Giuntoli,
Gnerucci, Tornabuoni, Viale,
Sbrana, Merciai, Corsetti,
Colombari, Pera. Arbitro:
Olivari di Genova. Gol: 45'
Ceria, 47' Rig.Sbrana I, 65'
Rampini II.
|
All'avvio, la Pro Vercelli
muove verso la porta del
Pisa e un tiro di Ceria che vola
alto sulla testa di Gianni.
La replica pisana si ha con
Colombari che vince un
duello con Rosetta calciando
a lato. Si gioca nella
fascia centrale del campo
finchè — è il 12' — Gnerucci
interrompe uno scambio fra
Rampini e Borelli
avviandosi verso l'area
della Pro Vercelli; è qui
che Rampini, re-uperando,
allenta al pisano una gran
botta e lo stende dai retro.
Sarebbe un fallo da
espulsione ma l'arbitro
Olivari lascia perdere
mentre Gnerucci, steso a
terra, viene con cautela
portato a braccia negli
spogliatoi. Si parla di una
contusione al gi-nocchio ma sarà purtroppo frattura
della tibia: e il Pisa resta
in dieci.
Ridotto in dieci il Pisa
cerca di vendere cara la
pelle; Ging fa arretrare
sulla linea degli half
Colombari, concedendo alla
Pro Vercelli una maggiore
iniziativa. In questa fase
Gianni è autore di stupende
parate su tiri anche
ravvicinati di Ara, Borello,
Ceria. Il Pisa cerca di
alleggerire la pressione con
Corsetti (blocca Curti). Al
39' la Pro Vercelli va in
vantaggio anche un po' per
colpa nostra: pasticciano
Bartoletti e Tornabuoni, si
inserisce Ceria che entra
quasi in porta con la palla.
La reazione del Pisa è
efficace (tiri di Corsetti e
Sbrana) ma il primo tempo si
conclude con la Pro Vercelli
in vantaggio per 1 a 0.
Negli spogliatoi Ging ha un
diavolo per capello e
"intedesca" in maniera
incomprensibile; il tecnico
magiaro ce l'ha con
l'arbitro, che non ha
espulso Rampini, ce l'ha con
il giocatore vercellese
(ormai ci si è resi conto
della gravità
dell'infortunio a Gnerucci)
ma ce l'ha anche con la
difesa pisana che si è
fatta battere in maniera
abbastanza ingenua. E c'è di più. Tornabuoni, nelle
numerose mischie sotto la
porta pisana dopo che i
neroazzurri sono rimasti in
dieci, ha rimediato un
calcio nel ginocchio ed ora
zoppica; cosi Ging lo sposta
al centro dell'attacco
(memore del goal segnato
nella finale con il Livorno),
piazzando Viale a centrale
con Pera retrocesso a half
sinistro. E' una formazione
chiaramente rimediata con il
quale il tecnico cerca
ancora di coprirsi, sperando
— se il cielo aiuterà i
neroazzurri — nel golletto
del pareggio e magari di
ripetere la finale.
Le mosse di Ging — il "mago"
— hanno un effetto
taumaturgico sulla
formazione pisana. La Pro
Vercelli, che scende in
campo nella ripresa convinta
di controllare il match e di
incrementare il vantaggio,
si trova fin dal primo
minuto sotto una imprevista
pressione dei neroazzurri. Il gol del pareggio viene
subito. Corsetti lancia
Tornabuoni in area "bianca"
e il lunghissimo centrhalf
pisano — tramutato da Ging
in centravanti — affronta
Rosetta, lo supera in slalom
e marcia sul portiere Curti;
a pochi passi dalla rete,
proprio al momento di
scoccare il tiro, Bossola
interviene da retro e lo
atterra. E' rigore e
l'arbi-tro Olivari non può
evitare di assegnarlo. Tira
Sbrana non forte ma angolato
e segna: 1 a 1.
Il pareggio muta nuovamente
l'andamento del gioco. Ora i
vercellesi sono scatenati e
cominciano a premere sulla
difesa neroazzurra che deve
affidarsi alla grande
bravura di Gianni e di
Tornabuoni. I "bianchi"
sbagliano molto, ma anche il
Pisa, in contropiede ha le
sue occasioni (tiri di
Corsetti, Tornabuoni,
Merciai ed un intervento di
Curti sui piedi di Colombari
al 16' è decisivo). Al 18'
scende Ceria, infilando
Giuntoli e pescando il
compagno Ardizzone solo
davanti a Gianni; e
fuorigioco nettissimo ma Ardizzone tira con
prontezza: il pallone batte
sul palo, torna in campo e
Rampini lo appoggia in rete.
L'arbitro Olivari assegna il
gol scatenando le
proteste dei pisani fra
i quali il più scatenato è
Viale il quale — come ricorda
Astianatte —
"voleva dare in tutti i modi
due nocchini all'arbitro"!
Finchè Olivari chiama due
guardie e lo fa allontanare.
La mezzora conclusiva — con
il Pisa ridotto in nove
uomini — è convulsa. Il Pisa
prova ad attaccare, la Pro
Vercelli non intende subire
e contrattacca
massicciamente trovando in
Gianni un portiere
insuperabile, Molte le
occasioni per i piemontesi,
qualcuna anche per i pisani. Il pubblico si spella le
mani per gli applausi ma non
tutti sono per i vincitori
perchè tanti torinesi,
affascinati dall'ardore e
dalla bravura di questi
pisani visti all'opera per
la prima volta, tifa ormai
apertamente per i
neroazzurri. L'ultima grande
occasione di pareggiare e di
agganciare in qualche modo
quel titolo italiano che poi sfuggirà per sempre si ha a
due minuti dal termine
allorchè Merciai, lanciato
da Giuntoli, prende in
velocità i difensori
avversari e giunge solo di
fronte a Curti. Ma al
momento del tiro calcia
fuori. E' la fine. La
delusione. Lo sconforto. Non
vale essere stati bravi. Non
vale pensare: "Il prossimo
anno ci riproviamo". Mentre
Viale arronza, guardato a
vista dalle guardie, attorno
allo spogliatoio
dell'arbitro per "sfilarlo",
gli altri giocatori si
vestono in fretta per
riprendere nella stessa
serata il treno per tornare
a casa.
A Pisa, intanto, la gente e
sulle spine. Tutte le linee
telefoni che fra Torino e
Pisa sono interrotte per una
condizione di emergenza
ormai quotidiana e in città
nessuno sa cosa abbia fatto
il Pisa a Torino.
In serata,
da Pietromani, si sparge la
voce che i neroazzurri
hanno vinto ed un corteo si
forma subito per le vie
cittadine. Qualcuno, in
nottata andrà alla stazione
e riceverà dalla viva voce
dei giocatori, le prime
deludenti notizie. La
cittadinanza si avventa sui
giornali del lunedì dove in
maniera frammentaria ma
inequivocabile, vi si dice
che il Pisa
purtroppo ha perduto. "Ci
risulta che il Pisa — così
scrive il
cronista del 'Ponte' —, a
cui arrideva la vittoria (e
invece non
era esatto poichè in
vantaggio era andata la Pro
Vercelli — a un certo punto del secondo tempo si trovo a
giocare con
soli 9 uomini perche Viale
sarebbe stato espulso
dall'arbitro e
Giuntoli fu contuso (e invece
era Gnerucci — nda)."
Soltanto
nelle cronache del martedì
tutti i particolari.
Sulla giustezza del
risultato di Pisa-Pro
Vercelli — finale per il
titolo italiano 1921 — i
giornali di parte pisana non
ebbero dubbi: un titolo
rubato. Il parere degli
altri fu però diverso.
"La Gazzetta dello Sport"
sottolineò come, nel
complesso, la partita fosse
stata "pessima", nobilitata
soltanto dalla prestazione
di "un grandissimo portiere:
Gianni, del Pisa". Ecco come
la "rosea" descrisse le doti
di Gianni: "Sorprendente per agilità, svolse un lavoro
d'impegno, entrò a tempo
nelle fasi più critiche
dell'attacco vercellese,
tenne i due tempi
onorevol-mente senza
soggiacere alla stanchezza".
Bene anche Tornabuoni "che
sfoggiò di testa stupende
risorse". Per il Paese
Sportivo quel che dette
fastidio in quella finale fu
"il gioco rude praticato dal
Pisa", Una formazione che
"tuttavia destò favorevole
impressione". E il secondo
goal della Pro Vercelli? "Fu
segnato in evidente
offside". "La Gazzetta del
Popolo" scrisse: "Nel Pisa
il tallone d'Achille fu
negli uomini di attacco, un
difetto tipico di tutte le
giovani società ... Gianni,
il mi-gliore ...". Cosi "il
Telegrafo" di Livorno:
"Anche i più critici
denigratori della Toscana si
sono resi conto che ormai
tutta la nostra regione può
stare alla pari con il
football del nord". Per "Il Nuovo
Giornale" il'risultato "premiò
l'enorme prevalenza dei
bianchi vercellesi, ma
giunse al termine di un
incontro combattuto e
sofferto".
Arrabbiata com'era stata per
la designazione di Torino,
delusa tanto più
all'andamento della gara —
un giocatore fratturato, un
altro espulso! — la società
non passò sopra quel
risultato e l'avvocato
Picchiotti, presidente del
Pisa, stilò subito un
poderoso reclamo che inviò alla federazione
controfirmato dal segretario
del Pisa Gino Salvioni. Il
reclamo era circostanziato
ma, obbiettivamente, c'erano
pochissime possibilità che
potesse venire accolto poichè le decisioni
contestate (fuorigioco,
espulsione di Viale) erano
di competenza strettamente
arbitrale e la richiesta
conclusiva — disputare
l'incontro "in ambiente
sereno" e con arbitraggio
"veramente degno" — poco
proponibile. Eppure,
spedito il reclamo, fu
convinzione di larga parte della tifoseria che
l'incontro si sarebbe
ripetuto e un po' vi sperò
anche Ging che continuò a
preparare i suoi in attesa
della chiamata al nuovo
incontro.
Il reclame del Pisa fu
esaminato a Torino, nella
sede della presidenza
federale in via Carlo
Alberto, dalla commissione
federale composta dai
cinque membri: Lombardi,
Ferretti, Berti, Mainetto.
De Marchi. Per motivi di
opportunità fu sospesa
l'omologazione dell'incontro
di finalissima mentre furono
chiesti chiarimenti
supplementari all'arbitro
Olivari (che, ovviamente,
rispose "picche"). Ma
chiaramente l'intento del
vertice federale era che la
questione dovesse
considerarsi chiusa. Tanto
che, interdetti per il tono
del reclamo e memori del
fatto che, prima dell'incontro, la società
neroazzurra aveva
addirittura minacciato di
dare forfait, i membri
della presidenza federale
chiesero senza mezzi termini alla società neroazzurra di
chiarire la sua posizione
nei riguardi della stessa
federazione dichiarando cioè se intendesse rimanere
nell'orbita federale o se
fosse sua intenzione di
staccarsene. Era una chiara
minaccia a non insistere
nella protesta e il Pisa
capì l'antifona e non andò
oltre, restando affiliata,
rispondendo regolarmente alla convocazione del 20
agosto con la quale furono
formati i nuovi comitati
regionali e fu decisa — novità assoluta — la
composizione di due gironi
di seria A attraverso i quali
si sarebbe articolato il
nuovo campionato. Il Pisa
Sporting Club, orfano del
titolo di campione d'Italia,
fu inserito nel girone B
unitamente a: Genova,
Savona, Internazionale,
Alessandria, Modena, Casale,
Brescia, Padova, Torino,
Legnano, Venezia. Altre
societa minori confluirono
invece dalla Confederazione
Calcistica Italiana (CCI)
alla neonata Federazione
Italiana Gioco Calcio (FGGI)
formando un diverso
campionato.
STATISTICHE E CLASSIFICHE
DELLA STAGIONE 1920-21
COPPA TOSCANA: RISULTATI |
Pisa -
CS Firenze |
3-2 |
5-0 |
Livorno
- Pisa |
0-0 |
0-3 |
Pisa -
Libertas Firenze |
4-2 |
0-2 |
Prato -
Pisa |
2-1 |
0-2 |
Pisa -
Viareggio |
2-0 |
2-0 |
Pisa -
Gerbi Pisa |
4-0 |
4-1 |
Lucchese
- Pisa |
2-5 |
0-3 |
SEMIFINALI
INTERREGIONALI |
Pisa -
Fortitudo Roma |
0-0 |
2-1 |
Bagnolese - Pisa |
0-3 |
1-8 |
FINALE CENTRO SUD |
PISA -
LIVORNO |
1-0 |
FINALE PER IL TITOLO
ITALIANO |
PRO
VERCELLI - PISA |
2-1 |
CLASSIFICA FINALE
COPPA TOSCANA |
PISA |
25 |
LIVORNO |
24 |
LUCCHESE |
18 |
PRATO |
14 |
CS FIRENZE |
11 |
LIBERTAS FI |
10 |
VIAREGGIO |
5 |
GERBI PISA |
5 |
SEMIFINALI
INTERREGIONALI |
PISA |
7 |
FORTITUDO ROMA |
5 |
BAGNOLESE |
0 |